Apple Music: i 100 migliori album

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Jagged Little Pill

Alanis Morissette

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Tra note conflittuali e slanci di fiducia, un’impavida riflessione sul caos della vita

Dopo due album teen pop capaci di raggiungere la Top 40 in Canada, il terzo travolgente LP di Alanis Morissette si è presentato sulla scena come un’opera diretta e poetica, cinica e idealista, sarcastica e innocente. Si tratta però anche di un disco audacemente provocatorio, intriso di critiche al Cattolicesimo, alla tecnologia e agli uomini che si comportano da ragazzini: un approccio che poche figure artistiche hanno avuto il coraggio di replicare. Al momento della sua pubblicazione nel 1995, dopo che l’allora ventunenne era rimasta senza etichetta, quella visione priva di compromessi ha lasciato un segno profondo, portando in dote un carattere schietto e vulnerabile, in grado di influenzare stelle del calibro di Taylor Swift e Olivia Rodrigo.

“Ricordo di essermi detta che non avrei smesso di scrivere finché avessi amato farlo con tutto il mio cuore”.

Alanis Morissette

Melodie orecchiabili e armonie scintillanti celano profonde considerazioni sulla confusione e la banalità dell’esistenza, lasciando spazio a tematiche delicate come la debolezza degli esseri umani. Così, la cantautrice si mostra distratta in ‘All I Really Want’ e disorientata dalla felicità in ‘Head Over Feet’. Ma pur essendo incentrato sul concetto di disillusione, l’album lascia trasparire un senso di speranza, trasmettendo l’idea che, in fin dei conti, sanguinare, urlare e imparare dai propri errori significa vivere. Forse è questo il motivo per cui, nonostante l’angoscia e la rabbia, Morissette dimostra una certa indulgenza nei confronti di se stessa, come quando in ‘Hand in My Pocket’ si perdona il fatto di non aver ancora compreso appieno il mondo.