La Regina del soul ottiene il rispetto che merita.
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Quando decise di perseguire una carriera nella musica profana dopo gli inizi nel gospel, Aretha Franklin sapeva di voler essere un’artista crossover. Si spinse addirittura a firmare con John Hammond della Columbia Records, il guru che aveva scovato Bob Dylan e che avrebbe in seguito messo sotto contratto Bruce Springsteen.
Dopo nove album con l’etichetta fondata da Edward D. Easton, la cantante passò all’Atlantic Records per ritrovarsi a lavorare con il producer Jerry Wexler, la leggenda che, insieme al socio Ahmet Ertegun, scoprì e registrò i maggiori nomi dell’R&B degli anni ’50 e ’60. Il primo esito di questa collaborazione, I Never Loved a Man the Way I Love You, si apre con la classica e inarrivabile versione di ‘Respect’, talmente dinamica che l’autore Otis Redding non poté fare altro che riconoscerne la superiorità.
“Ciò che amo [di ‘Respect’] è che non sta solo dicendo ‘dammi rispetto’. Il rispetto lo esige. [Aretha] era orgogliosamente la Regina”.
Quello dell’album si sarebbe rivelato il sound giusto al momento giusto per le canzoni giuste, molte delle quali (comprese ‘Dr. Feelgood’, ‘Baby, Baby, Baby’ e ‘Don’t Let Me Lose This Dream’) erano state co-firmate dall’artista. Dopo anni nel settore, Franklin aveva finalmente la sua hit, e il mondo aveva trovato una nuova interprete venuta da un altro pianeta alla quale mettere la corona del soul.