Apple Music: i 100 migliori album

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Innervisions

Stevie Wonder

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L’opera più politicizzata e coraggiosa di Stevie Wonder abbraccia il funk.

Oltre a mettere in luce un’audace inclinazione politica e sociale, grazie a uno spettro tematico che spazia dalla tossicodipendenza al razzismo, fino ai comportamenti truffaldini e alla superficialità di parte del Cristianesimo, Innervisions si immerge senza riserve in euforiche atmosfere funky. Quasi completamente suonato e prodotto da Stevie Wonder in persona, l’album presenta alcuni dei massimi vertici musicali mai raggiunti dall’artista statunitense, pur non rinunciando a un tono fortemente accusatorio.

“Il modo in cui riusciva a stuzzicare le tue emozioni e a stimolarti non lasciava altra scelta: dovevi semplicemente diventare parte della musica”.

Jack Garratt

Living For the City’ è una febbrile operetta soul di sette minuti, che racconta le difficoltà affrontate nei contesti urbani dalla working class nera nell’epoca post-Black Power. In chiusura di scaletta, le cadenze dilatate di ‘He’s Misstra Know-It-All’ racchiudono un’efficace critica alle figure colpevoli di sfruttare chi vive ai margini, tra le quali, probabilmente, l’allora presidente Nixon, ormai prossimo alle dimissioni. ‘Higher Ground’, invece, si confronta con il tema della salvezza su un inconfondibile fondale sonoro alimentato dal wah wah del Clavinet e dalle linee di basso del Moog, a conferma della fede nella reincarnazione dell’autore. Capace di consacrare definitivamente Wonder come la mente più ispirata e originale della musica popolare americana degli anni ’70, Innervisions rappresenta contemporaneamente un addio all’ottimismo della comunità hippie e una via d’accesso verso un futuro fatto di numerose possibilità spirituali.