La provocatoria consacrazione di un bad boy del rap con un debole per i motivi immediati.
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Sulla copertina di Get Rich or Die Tryin’, la figura di 50 Cent ricorda quella di un supereroe, anche se l’album rappresenta piuttosto la storia delle origini di uno dei più grandi supercattivi dell’hip-hop. Prima che la sua ascesa venisse messa a rischio da nove colpi di pistola, ricevuti fuori dalla casa della nonna nel Queens, il rapper newyorkese aveva imparato i fondamenti del mestiere sotto la guida di Jam Master Jay dei Run-DMC, si era assicurato un contratto con la Columbia Records e aveva attirato l’attenzione del pubblico con il singolo ‘How to Rob’. Dopo la convalescenza, rielaborò le tendenze rap e R&B dell’epoca nella leggendaria serie di mixtape prodotta con la crew G-Unit, aggiungendo alla ricetta i suoi caratteristici ritornelli imperturbabili, profondamente radicati nella vita di strada.
“È molto importante avere il proprio stile, il proprio sound e la propria identità. Altrimenti non si può avere un impatto così forte”.
Al momento della pubblicazione dell’album d’esordio, Fiddy era all’apice creativo e le sue risorse sembravano inesauribili. ‘In da Club’ si rivelò un onnipresente successo da party, mentre in ‘Many Men (Wish Death)’ l’MC riprendeva le vicende della sparatoria che l’aveva quasi ucciso, vantandosi in modo trionfante di essere riuscito a sopravvivere. Come ogni cattivo che si rispetti, aveva anche un rivale: Ja Rule, un altro nome da alta classifica che nell’ambito di quella faida venne preso di mira dalle inquietanti atmosfere di ‘Back Down’. Non male per un artista che solo qualche anno prima sembrava escluso dalla scena.