La consapevolezza sociale di una miscela hip-hop soul rivoluzionaria.
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Proprio mentre il nuovo collettivo Soulquarians, dedito al conscious rap e al soul e composto da nomi del calibro di Common, The Roots, D’Angelo e non solo, iniziava a emergere dal sottobosco underground, la pubblicazione di Baduizm (1997) cambiò completamente i connotati del panorama R&B. Venticinquenne texana con un innato senso del groove e un’inclinazione jazz da moderna Billie Holiday, Erykah Badu portava in dote un gusto autoriale capace di incarnare l’essenza stessa del neo-soul.
“Sapevo solo che volevo esprimermi in modo più impattante”.
Il suo approccio alla spiritualità era estremamente semplice e concreto, in linea con uno stile caratterizzato da abiti sinuosi e dall’immancabile copricapo avvolgente. La sua musica, invece, sembrava provenire da un altro pianeta, anche mentre cantava in modo confidenziale delle preoccupazioni che accomunano ogni donna, tra difficoltà lavorative, pressioni socio-politiche e riprovevoli azioni di amanti immeritevoli. Sostenuti dai ritmi fluenti di una band di supporto stellare, impreziosita dalla presenza della leggenda del basso Ron Carter e di un gruppo ancora poco noto che rispondeva al nome di The Roots, i concetti di coesione e speranza che permeano Baduizm hanno rappresentato una svolta culturale verso l’afrocentrismo, presentandosi alle soglie del nuovo millennio sulle ali un sound in grado di condensare la storia della Black music, dal blues degli anni ’30 al jazz dei ’70, fino al soul.